
Sua Santità ” TESTA DI CARTA ” Donald I, Vescovo di Mar-a-Lago
Nel vasto pantheon delle divinità moderne, tra influencer divinizzati e CEO con complessi messianici, spicca una nuova figura teologica: Donald I, Sommo Pontefice dell’Ego, Supremo Mediatore tra il Popolo e il Teleprompter, ritratto in questa recente e mirabile opera d’arte che mescola Rinascimento e reality show con la grazia di un elefante in conclave.
Seduto su un trono degno di un antipapa in diretta su Fox News, Sua Eccellenza indossa paramenti pontifici, impreziositi non da croci o santi, ma dall’aquila imperiale americana — l’unico simbolo veramente sacro rimasto, specialmente se stampato su carta da cento dollari. Sul capo, la tiara tradizionale è sostituita da un copricapo degno dei migliori parrocchiani della sezione bricolage di Home Depot: un cappello fatto con un quotidiano piegato. Probabilmente il New York Times, per garantire che ogni piega grondi di risentimento.
La mano destra, elevata in gesto benedicente secondo il rito del “vaffatore solenne”, è smaltata di rosso come tradizione comanda nei riti del culto dell’Io. Un gesto che alcuni esegeti interpretano come una nuova forma di indulgenza plenaria, purché ritwittata almeno mille volte. Le labbra, truccate con cura, ricordano che in questa chiesa non c’è spazio per l’umiltà: ogni poro è una dichiarazione, ogni espressione una liturgia narcisistica.
Ma non cadiamo nel banale. Non si tratta solo di un fotomontaggio, né semplicemente di un atto di scherno: Pontifex Maximus Trumpensis è una parabola visiva sul nostro tempo. Il confine tra sacro e profano è ormai sfumato come un filtro Instagram, e questa immagine ci sbatte in faccia la nuova religione: il Potere come spettacolo, l’Autorità come branding, la Mistica come merchandising.
L’autore, probabilmente un apostata di Photoshop o un discepolo eretico di Caravaggio, ci invita a contemplare una società dove il culto della personalità ha sostituito ogni dottrina. E che personalità! Immaginate Lutero che, invece di affiggere le sue tesi a Wittenberg, le carica su TikTok col sottofondo di Kid Rock.
A metà tra un’icona ortodossa e una locandina di The Apprentice: Vatican Edition, l’opera solleva interrogativi fondamentali: se il potere si veste da Papa e si trucca da star, cosa resta del potere? E soprattutto: dove si compra quel medaglione presidenziale così kitsch? (Spoiler: probabile replica su Etsy.)
In conclusione, Sua Santità Donald I è un capolavoro della satira visiva: una tela che riesce ad essere al tempo stesso una reliquia, una caricatura e una profezia. Ridiamo, sì — ma con un retrogusto amaro. Perché in fondo, ogni imperatore che si traveste da papa ci ricorda che il confine tra potere assoluto e farsa assoluta è sempre più labile. E che forse, come diceva quel tale con la barba, “la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come reality show”.