Bruxelles, 2025 – La guerra commerciale è cominciata. Ma dimenticatevi carri armati e droni: qui si combatte a colpi di jeans, whisky e tosaerba.

L’Europa, stanca di farsi schiacciare dal peso del Made in USA, ha deciso di rispondere. E lo ha fatto colpendoli dove fa più male: tra l’Harley Davidson e il burro d’arachidi.

Sì, avete capito bene. L’UE ha preso il casco integrale della diplomazia, ci ha messo dentro una bottiglia di Champagne (non tassata, tranquilli, c’è l’esenzione bipartisan) e ha accelerato verso la rappresaglia commerciale.


La geopolitica spiegata in tre snack americani

Il documento europeo, partorito con più litigi che una riunione di condominio, elenca con precisione chirurgica le armi di distruzione doganale:

  • Jeans Levi’s: l’abbigliamento del cowboy diventa l’uniforme del contrabbandiere.
  • Burro d’arachidi: la colazione di ogni supereroe obeso sarà ora un lusso da intenditori.
  • Succo d’arancia: l’unico prodotto sano d’America, ora è nemico pubblico n.1 della Commissione.

In breve, si tratta della prima guerra della storia combattuta con snack e lavatrici. E attenzione: nessun tosaerba sarà risparmiato.


Barbon escluso: quando il whisky si salva per meriti diplomatici

In mezzo alla lista delle vittime commerciali, spunta l’unico superstite eccellente: il barbon (leggasi: bourbon).

Grazie all’intervento congiunto di Italia, Francia e Irlanda – anche noti come l’Asse degli Alcolici – il prezioso liquido ambrato è stato graziato.

Il motivo ufficiale? “Tutelare la tradizione dei distillati.”

Il motivo ufficioso? “Non possiamo affrontare un vertice UE sobri.”


Harley Davidson, simbolo da colpire. Perché l’UE ama le biciclette

Punire le moto americane è un gesto forte, quasi freudiano.

Da una parte, c’è l’UE, con le sue piste ciclabili, le sue e-bike, e i suoi cittadini che bevono acqua frizzante e leggono Etienne Balibar.

Dall’altra, l’americano medio: giubbotto di pelle, moto da 800 cavalli, aria di libertà e scappamento libero.

Un rapporto impossibile. E dunque la vendetta è servita: dazi dal 15 aprile, e rombo ridotto al silenzio.


Il dialogo secondo Bruxelles: bazooka doganale in una mano, trattato nell’altra

La Commissione ha chiarito: “Non vogliamo una guerra commerciale, vogliamo solo che l’altra parte capisca che siamo seri.”

Frase che tradotta in linguaggio non-diplomatico significa:

“Parliamo pure, ma intanto vi tassiamo i pop corn come fossero diamanti.”


Prossime mosse: dazi sul ketchup? Sul baseball? Sull’accento texano?

Fonti non confermate parlano già della seconda ondata di sanzioni.

Nel mirino:

  • i pick-up con più cilindri che passeggeri,
  • le bandiere statunitensi usate come asciugamani,
  • e le tazze termiche con frasi tipo “God bless America, but first coffee.”

Conclusioni: la guerra dei dazi è la nuova guerra fredda. Ma con meno ideologia e più marketing

L’Europa lancia segnali. Washington risponde con meme e minacce. Intanto i consumatori guardano i prezzi del succo d’arancia e si chiedono: “Ma non potevano litigare su qualcosa di meno zuccherato?”

Nel frattempo, un nuovo equilibrio globale si profila all’orizzonte:

– Le Harley diventano oggetti di lusso,

– Il Kentucky si prepara al Proibizionismo 2.0,

– E i cittadini europei iniziano a scoprire che sì, anche l’acqua di cocco può andare bene col pane tostato.


Prossimamente:

  • “La risposta americana: dazi sulle Vespe, sul Parmigiano e su tutto ciò che ha un nome con più di tre vocali”
  • “Maros Sefcovic e la Diplomazia del Frullatore: come vincere una guerra senza alzarsi dalla sedia”

Titolo: “Rivoluzione a Bruxelles: il burro d’arachidi non passerà!”

di Luciano Tariffa, inviato speciale con passaporto e sarcasmo


Bruxelles, 2025 – La guerra commerciale è cominciata. Ma dimenticatevi carri armati e droni: qui si combatte a colpi di jeans, whisky e tosaerba.

L’Europa, stanca di farsi schiacciare dal peso del Made in USA, ha deciso di rispondere. E lo ha fatto colpendoli dove fa più male: tra l’Harley Davidson e il burro d’arachidi.

Sì, avete capito bene. L’UE ha preso il casco integrale della diplomazia, ci ha messo dentro una bottiglia di Champagne (non tassata, tranquilli, c’è l’esenzione bipartisan) e ha accelerato verso la rappresaglia commerciale.


La geopolitica spiegata in tre snack americani

Il documento europeo, partorito con più litigi che una riunione di condominio, elenca con precisione chirurgica le armi di distruzione doganale:

  • Jeans Levi’s: l’abbigliamento del cowboy diventa l’uniforme del contrabbandiere.
  • Burro d’arachidi: la colazione di ogni supereroe obeso sarà ora un lusso da intenditori.
  • Succo d’arancia: l’unico prodotto sano d’America, ora è nemico pubblico n.1 della Commissione.

In breve, si tratta della prima guerra della storia combattuta con snack e lavatrici. E attenzione: nessun tosaerba sarà risparmiato.


Barbon escluso: quando il whisky si salva per meriti diplomatici

In mezzo alla lista delle vittime commerciali, spunta l’unico superstite eccellente: il barbon (leggasi: bourbon).

Grazie all’intervento congiunto di Italia, Francia e Irlanda – anche noti come l’Asse degli Alcolici – il prezioso liquido ambrato è stato graziato.

Il motivo ufficiale? “Tutelare la tradizione dei distillati.”

Il motivo ufficioso? “Non possiamo affrontare un vertice UE sobri.”


Harley Davidson, simbolo da colpire. Perché l’UE ama le biciclette

Punire le moto americane è un gesto forte, quasi freudiano.

Da una parte, c’è l’UE, con le sue piste ciclabili, le sue e-bike, e i suoi cittadini che bevono acqua frizzante e leggono Etienne Balibar.

Dall’altra, l’americano medio: giubbotto di pelle, moto da 800 cavalli, aria di libertà e scappamento libero.

Un rapporto impossibile. E dunque la vendetta è servita: dazi dal 15 aprile, e rombo ridotto al silenzio.


Il dialogo secondo Bruxelles: bazooka doganale in una mano, trattato nell’altra

La Commissione ha chiarito: “Non vogliamo una guerra commerciale, vogliamo solo che l’altra parte capisca che siamo seri.”

Frase che tradotta in linguaggio non-diplomatico significa:

“Parliamo pure, ma intanto vi tassiamo i pop corn come fossero diamanti.”


Prossime mosse: dazi sul ketchup? Sul baseball? Sull’accento texano?

Fonti non confermate parlano già della seconda ondata di sanzioni.

Nel mirino:

  • i pick-up con più cilindri che passeggeri,
  • le bandiere statunitensi usate come asciugamani,
  • e le tazze termiche con frasi tipo “God bless America, but first coffee.”

Conclusioni: la guerra dei dazi è la nuova guerra fredda. Ma con meno ideologia e più marketing

L’Europa lancia segnali. Washington risponde con meme e minacce. Intanto i consumatori guardano i prezzi del succo d’arancia e si chiedono: “Ma non potevano litigare su qualcosa di meno zuccherato?”

Nel frattempo, un nuovo equilibrio globale si profila all’orizzonte:

– Le Harley diventano oggetti di lusso,

– Il Kentucky si prepara al Proibizionismo 2.0,

– E i cittadini europei iniziano a scoprire che sì, anche l’acqua di cocco può andare bene col pane tostato.


Prossimamente:

  • “La risposta americana: dazi sulle Vespe, sul Parmigiano e su tutto ciò che ha un nome con più di tre vocali”
  • “Maros Sefcovic e la Diplomazia del Frullatore: come vincere una guerra senza alzarsi dalla sedia”
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