L’Italia e la Politica del “Facciamo Finta che Va Tutto Bene”

Se c’è una cosa che gli italiani hanno imparato negli ultimi anni, è che la realtà si può piegare. Non i salari, quelli restano rigidi come il marmo di Carrara, ma la narrazione sì: quella si plasma, si modella, si trucca meglio di una star su Instagram. Prendiamo l’inflazione: nel 2021 con 1.000 euro si aveva un potere d’acquisto che oggi equivale a 920 euro. In quattro anni sono stati persi 80 euro al mese, quasi uno stipendio all’anno. Gli 80 euro mancanti? Spariti, come le promesse elettorali dopo il voto.

Il Governo e la Magia delle Dichiarazioni

Alla domanda “Cosa ha fatto il governo per i salari?”, la risposta è semplice: ha fatto la realtà italiana. Un capolavoro di tautologia, degno dei migliori filosofi da talk show. In pratica, si è pensato che bastasse dichiarare “va tutto bene” per farlo diventare vero. Peccato che l’inflazione non ascolti i comunicati stampa e i salari non si alzino con le rassicurazioni, ma solo con i fatti. Le riduzioni della tassazione ci sono state, ma non sono bastate a contrastare la stagnazione dei salari, che ha cause profonde e complesse. La politica del “farla facile” non paga, perché la verità emerge e spesso è dolorosa: l’84% degli italiani sente nelle proprie tasche il peso dell’inflazione.

Tasse: Promesse, Sondaggi e la Sindrome di San Tommaso

Salvini giura che abbassare le tasse è la sua priorità, così come della Lega e del governo. Gli italiani, però, sono gente concreta: secondo un sondaggio Ipsos, l’86% pensa di pagare le stesse tasse di prima, il 6% crede di pagarne meno e il restante 8% probabilmente ha smesso di leggere i bollettini fiscali per non rovinarsi la digestione. Il governo, intanto, si consola con la massima “meglio una promessa oggi che una riduzione domani”. Giorgetti, ministro dell’Economia, ha più volte sottolineato che gli equilibri di bilancio sono difficili e che bisognerà spendere per gli armamenti, il che rende complicata una vera riduzione delle tasse. Per aumentare i salari serve una seria politica industriale ed economica che aiuti le imprese a essere più produttive.

Dazi, Bollette e la Gara a Chi Ce l’ha Più… Lungo

Ignazio La Russa, con la consueta eleganza istituzionale, spiega la guerra dei dazi come una gara a chi ce l’ha più duro, più lungo, più forte. Nel frattempo, le bollette aumentano: nei primi tre mesi del 2025 si prevedono 190 euro in più per luce e gas e 45 euro in più per la spesa alimentare. Ma tranquilli: la soluzione è sempre dietro l’angolo, basta non girare troppo l’angolo, che poi si scopre che dietro c’è solo un altro aumento. L’energia in Italia costa più che in altri paesi, pesando sulla produzione e sui costi delle imprese. Le imprese, in molti casi, potrebbero aumentare i salari, ma il governo dovrebbe aiutarle e impegnarle su questa strada.

Povertà: Lavorare per Restare Poveri

I dati Istat sono chiari: oggi avere un lavoro a tempo pieno non basta più per non essere poveri. Un tempo si diceva “lavorare nobilita l’uomo”, oggi “lavorare impoverisce l’uomo”, ma almeno lo fa con dignità. L’aumento della povertà è un dramma per molte famiglie italiane. Il governo suggerisce una seria politica industriale, ma per ora si accontenta di una seria politica di annunci.

Meloni, Trump e la Sindrome del Selfie Diplomatico

Giorgia Meloni si sente in sintonia con Donald Trump. Un progetto politico per certi versi non dissimile, dicono. Il cartello 57 riassume la strategia: spendere negli Stati Uniti i fondi per la difesa, aumentare le importazioni di gas liquido e ridurre le tasse per le big tech americane. Eppure, pochi anni fa, Meloni parlava di web tax al 3% per i colossi del web, sottolineando come anche la sinistra difendesse gli interessi italiani solo quando si trattava di tasse. Peccato che la politica dei dazi abbia messo d’accordo tutti gli economisti: fa male a chi li impone e a chi li subisce. Ma vuoi mettere la soddisfazione di sentirsi “grandi” almeno nelle foto di gruppo? D’altronde, se non puoi cambiare la realtà, almeno cambia l’inquadratura. La politica trumpiana viene definita sbagliata sia sul piano economico che su quello generale, perché divisiva.

Vertici, Meriti e la Magia del “Qualche Merito lo Avrò Avuto”

Quando a Roma arrivano i potenti del mondo, l’organizzazione è perfetta, la città è bellissima e l’immagine della capitale fa il giro del mondo. Tuttavia, dal punto di vista diplomatico, Meloni “non ha toccato palla”: il Vaticano ha gestito la diplomazia, mentre Meloni rivendica comunque “qualche merito”, come dichiarato sul Corriere della Sera. In Italia, il merito è come la panna sulla torta: anche se non c’è, basta dirlo e tutti fanno finta di sentirne il sapore. Secondo Renzi, la produzione industriale è negativa da 25 mesi, 191.000 italiani sono emigrati all’estero con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente, e le bollette continuano a salire. Renzi sottolinea che spesso si attribuiscono meriti diplomatici a Meloni che non le spettano, come nel caso dell’incontro tra Trump e von der Leyen, che si conoscevano già da tempo. Padellaro osserva che forse è meglio non mettersi troppo in mostra che rischiare una brutta figura, e che il peso dell’Italia sulla scena internazionale resta comunque limitato.

Conclusione: L’Arte Italiana del Fare Finta

In definitiva, l’Italia resta maestra nell’arte del “facciamo finta che va tutto bene”. I salari calano, le tasse restano, le bollette salgono, la povertà aumenta e la produzione industriale è in calo, ma la narrazione è sempre ottimista. E se la realtà bussa alla porta, basta non aprire. O, meglio ancora, dichiarare che non era nessuno.

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