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TRUMP TRA DAZI E TRANS: L’AMERICA PRIMA, IL RESTO IN DOGANA
di Testa di Carta
Con un colpo solo, Donald Trump ha deciso di sistemare due questioni che lo ossessionano da anni: le importazioni dalla Cina e le trasformazioni negli spogliatoi. Perché nella mente dell’ex presidente, tutto si divide in categorie: maschio o femmina, dentro o fuori, americano o da tassare.
“Se un camion pieno di acciaio cinese può dichiararsi alluminio fluido, allora io voglio sapere cosa succede anche nei bagni pubblici! E pagare il 20% in più!”
ha dichiarato durante un comizio tenuto dentro un outlet chiuso per eccesso di patriottismo.
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Dazi, transizioni e transessuali
La nuova proposta, battezzata “Tariff and Transition Act”, prevede che ogni prodotto estero venga identificato non solo per origine e materiale, ma anche per genere percepito:
- Lavatrici maschili? +15% di dazio.
- Scarpe “non binarie”? Doppia tassazione.
- Frullatori transgender? Espulsione diretta a cucchiaiate.
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La dogana come confessionale
Trump ha anche proposto di ristrutturare i punti di frontiera americani in stile talk show anni ’80:
“Vogliamo sapere da dove vieni, cosa sei e se ti identifichi come libero scambista o protezionista. E se sei fluido… ci serve anche un campione d’urina!”
Nel frattempo, i funzionari doganali sono stati dotati di un nuovo modulo:
“Importazione o transizione? Barrare una sola opzione.”
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Esperti nel panico
Gli economisti tentano invano di spiegare che i dazi colpiscono le imprese, non l’identità di genere. Ma Trump ribatte:
“Se una Barbie può diventare Ken, allora anche il mio SUV può diventare americano. Basta dirglielo!”
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In arrivo: il pacco fluido
Amazon ha reagito subito: ha introdotto l’opzione “gender neutral packaging”, scatole che si montano da sole senza sapere se con o senza scotch.
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Conclusione:
Trump continua la sua battaglia per un’America più forte, più ricca, e soprattutto più confusa.
Con lui, ogni dazio è identitario e ogni identità è da tassare.
L’unica transizione che riconosce è quella dei poteri… quando torna lui.