
Pare che il futuro dell’Europa non sia fatto di ricerca, scuola o sanità, ma di carri armati con inserti in fibra di carbonio e missili biodegradabili. A suggerircelo è Giuseppe Conte, ex premier, oggi filosofo pentastellato dell’equilibrio geopolitico e dell’asimmetria economico-militare. Intervistato, ha lanciato un modesto appello al buonsenso europeo, rivolgendosi direttamente a Merz, leader tedesco che pare intenzionato a trasformare la Germania da locomotiva economica a cingolato blindato continentale.
“Caro Merz,” dice Conte, “voi avete imposto l’austerità a noi italiani per anni e poi, in una notte di luna piena, cambiate la Costituzione e stanzionate mille miliardi per il riarmo. Che fate, riconvertite la Volkswagen in fabbrica di panzer elettrici? Ma almeno mettete il bonus rottamazione per i Leopard usati!”
Conte, giurista ma anche spirito guida della moderazione strategica, si preoccupa: “Sì, certo, serve la deterrenza, ma qui stiamo passando dal deterrente all’economia di guerra come se fosse una dieta detox. E poi — domanda retorica che gela lo studio — cosa succede se l’AfD, dati al 26%, arriva al governo e si ritrova a gestire questa superpotenza armata fino ai denti? Un piccolo déjà vu weimariano…”
Nel frattempo, in Italia, la Meloni — accusata di aver firmato qualsiasi cosa le abbiano messo davanti a Bruxelles purché avesse una bandierina e la parola “sovranità” — si ritrova con i dati Istat che parlano chiaro: consumi giù, economia giù, perfino il morale del carrello della spesa giù.
Conte, che rifiuta le etichette di “antimilitarista”, propone un’altra visione per l’Europa: un continente che investa in scuole, ricerca, lavoro. Insomma, una potenza educativa, non esplosiva. Ma l’Europa sembra più orientata verso la strategia del “pugno di ferro con guanto di ghisa”.
Mentre Berlino punta ai caccia stealth, Roma si accontenterebbe di un carrello pieno e una Costituzione ancora intatta.