Italia 2025: Cronaca di una Repubblica Immaginaria

C’era una volta un Paese dove le cose andavano male, ma nessuno osava dirlo. Un luogo magico dove le buste paga erano cave come le promesse elettorali, l’inflazione saliva più dell’autostima di certi ministri, e le bollette diventavano romanzi d’orrore a puntate mensili. Questo Paese, incredibilmente, esiste davvero. Si chiama Italia. Ma non preoccupatevi: “va tutto bene”.

L’economia? È solo una percezione

Nel 2021 con 1.000 euro ci si comprava dignità. Oggi con gli stessi soldi si compra poco più di un carrello vuoto e un vago senso di colpa. Ma tranquilli: ci sono i bonus. Non risolvono niente, ma fanno molto rumore quando li annunci. Il Governo, dal canto suo, ha adottato la strategia del “mantra positivo”: se dici tre volte al giorno che l’economia cresce, forse alla quarta lo crede anche il tuo portafogli.

I salari sono stabili. Peccato che siano fermi.

In Italia, il salario minimo è ancora un’ipotesi filosofica. Ogni tanto appare nei dibattiti televisivi come un unicorno in giacca e cravatta, ma poi sparisce nei meandri del “non c’è copertura finanziaria”. Peccato che a mancare non sia solo la copertura, ma proprio il letto.

Tasse: tagliate, abbassate, ridotte… a parole

Ogni anno un politico annuncia un taglio delle tasse. Ma come le cipolle, più tagli e più piangi. Salvini giura che abbasserà il prelievo fiscale. Poi giura che si fida della BCE. Poi giura che non ha giurato. Giorgetti, invece, ci ricorda che le armi costano e la pace fiscale può attendere. Per ora, abbiamo solo la pace dei sensi economici.

Bollette e dazi: l’unico vero aumento bipartisan

Se c’è una cosa che unisce maggioranza e opposizione, è la capacità di non trovare soluzioni quando le bollette salgono. Intanto, La Russa commenta i dazi come se fossero una competizione virile: “chi ce l’ha più duro vince”. Ma nel frattempo, a perderci sono le famiglie, che scoprono con sgomento che accendere la luce è diventato un gesto di lusso da alta borghesia.

Povertà lavorativa: lavora e sarai… comunque povero

Una volta si diceva “chi non lavora non mangia”. Ora si lavora, si lavora tanto, e si digiuna lo stesso. La nuova frontiera è la povertà dignitosa, un’espressione che suona bene nei convegni ma che in cucina produce solo pasta aglio e olio. A giorni alterni.

Meloni e il selfie globale

Giorgia Meloni si affaccia sorridente accanto a Trump, Von der Leyen e chiunque abbia una fotocamera accesa. La politica estera è diventata un set fotografico dove la regola d’oro è “non importa cosa fai, ma con chi ti fai vedere”. Il risultato? La diplomazia è lasciata al Vaticano, che almeno ha più esperienza con le conversioni.

Il Paese delle Meraviglie Narrative

Produzione industriale in calo? Non fa notizia. Emigrazione in aumento? Vuol dire che esportiamo talenti. Inflazione galoppante? No, è “transitoria”. L’Italia ha perfezionato l’arte del trucco: non dei conti, ma delle percezioni. La crisi non esiste se nessuno la nomina. Basta cambiare l’inquadratura e anche un crollo del PIL può sembrare un tuffo carpiato verso il futuro.

Conclusione: Sorridi, sei in Italia

In un Paese dove i numeri piangono e i discorsi ridono, il problema non è tanto il declino, ma quanto elegantemente viene negato. La realtà, ormai, è una variabile narrativa. Basta dirlo con convinzione: “Abbiamo risolto la povertà!” E se qualcuno osa chiedere “come?”, si risponde con un sorriso e un selfie.

D’altronde, se non puoi cambiare le cose, almeno raccontale meglio. fammi una vignetta caricaturale della meloni che dice ” Credetemi la mia è una vera Favola !”

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