La Libertà è in Offerta: Solo per Chi Se la Può Permettere

di Luciano, cittadino non ancora scaduto

C’era una volta la libertà. Bella, luminosa, con un po’ di polvere sulle spalle perché, si sa, era stata usata molto durante le rivoluzioni, i movimenti civili, le lotte per i diritti. Poi qualcuno — con un megafono, un account X e un cappellino rosso — ha deciso che la libertà era troppo democratica, troppo distribuita. E ha pensato bene di metterla in vendita.

Oggi la libertà è come l’olio extravergine al supermercato: in offerta, ma solo per chi ha la tessera.

Chi non ce l’ha? Gli immigrati, i poveri, i precari, quelli che non parlano abbastanza forte da sovrastare le urla di chi si crede libero solo perché può urlare.

Libertà di togliere libertà

È il nuovo modello occidentale: libertà di escludere, libertà di odiare, libertà di rimandare indietro.

E quando dici: “Scusa ma questo non è un po’ fascista?”

Ti rispondono: “È la mia opinione”.

Come se l’opinione fosse un pass per sospendere la Costituzione.

La libertà, ci dicono, è difendere la patria dalla minaccia esterna: che sia un barcone, una famiglia rom, o una tempesta di neve fabbricata dai democratici in un laboratorio segreto dell’Iowa (sì, è successo davvero).

I dazi sulla realtà

Nel frattempo Trump, l’uomo che ha avuto un incontro ravvicinato con la candeggina, è tornato. Ha alzato i dazi, non sui prodotti, ma sulla realtà.

Ora ogni verità costa il doppio.

Se vuoi sapere quant’era piena davvero la piazza del suo comizio, paghi.

Se vuoi sapere se la youtuber che ha parlato con lui è una fonte attendibile o una fan della neve radioattiva, paghi.

In Italia, intanto, Bruno Vespa tranquillizza i mercati con la grazia di una tisana al bromuro:

“La pizza aumenterà di un dollaro.”

E i mercati, per tutta risposta, crollano come uno sgabello sotto un elettore indeciso.

I social: nuova sede del Ministero della Verità Alternativa

Sui social, nel frattempo, si combatte una guerra senza fronti né regole: verità contro narrazioni, dati contro “sensazioni”, scienza contro “me l’ha detto mio cugino su Telegram”.

La democrazia è diventata una diretta Instagram, la realtà un filtro bellezza.

E tu, se osi dire: “Aspetta, ma questa cosa è falsa…”, vieni bannato.

Per violazione degli standard della nuova libertà: non contraddire chi grida più forte.

La paura come valuta

Oggi il PIL si calcola in ansia.

Un migrante vale due punti percentuali in meno alle elezioni, ma sei in più nei sondaggi.

Un blackout diventa il segnale dell’invasione.

Una donna che chiede diritti è “una radical chic globalista”.

Un ragazzo che protesta è “un pericolo per l’ordine pubblico”.

Il futuro? È una parola che si usa solo al passato.

Conclusione: il grande inganno

La libertà è diventata un prodotto di marketing.

“Difendila!” dicono… mentre la smontano pezzo per pezzo.

E tu, che ancora credi nella libertà vera, ti senti spaesato. Ti guardi attorno e ti chiedi:

“Ma sono io l’ingenuo? O sono loro che mentono così bene da sembrare veri?”

E allora, ecco la verità imprescindibile, quella nuda e senza hashtag:

La libertà o è per tutti, o non è per nessuno.

Se serve a costruire muri, non è libertà.

Se serve a zittire chi pensa diverso, non è libertà.

Se ha paura della realtà, non è libertà.

È solo un modo elegante di dire prepotenza.

E se domani vi venderanno la libertà con lo sconto, diffidate:

potrebbe essere scaduta.

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