LA LOGICA DEL BUFFONE CON IL BAZOOKA
Nel grande circo della politica contemporanea, la nuova frontiera del consenso non passa più per i programmi elettorali, ma per il volume con cui urli “Buffone!” in diretta. Più forte lo dici, più sei uno statista. Più insulti, più sei virale. Addio dibattiti, benvenuti ceffoni retorici in mondovisione.
E così, da uno studio televisivo o da un podio elettorale, si lancia la nuova stagione del reality show “Chi vuol essere il più incazzato del reame?” con un’entrata in scena da Oscar:
“Buffone di pessima qualità.”
Una frase così elegante che dovrebbe essere incisa su ogni banco del Parlamento, accanto a “vietato pensare”.
Il nuovo codice della politica: grida, minaccia, vinci
C’è chi un tempo parlava di moralità pubblica, equilibrio istituzionale, costruzione di consenso. Oggi, il nuovo manuale Cencelli dell’aggressività ci spiega che la politica è diventata una cosa semplice:
- Trova un nemico.
- Dì che è corrotto, pazzo o un attore ucraino.
- Minaccia di prenderlo a ceffoni, meglio se in prima serata.
Zelensky? “Una comparsa con la mimetica.” Meloni? “Si imbarazza” ma poi sorride. Tutti recitano. Tranne chi insulta, che finalmente dice le cose come stanno.
E in fondo, è questo che il popolo vuole: un gladiatore. Meglio se arrabbiato, sfacciato e possibilmente in camicia sbottonata fino allo sterno.
Scuola Roy Cohn: picchia per primo, anche se hai torto
A ispirare la retorica globale, ovviamente, l’immortale filosofia di Roy Cohn, l’uomo che ha insegnato a generazioni di leader: “Mai chiedere scusa, colpisci sempre per primo, e se perdi, urla più forte.”
Una pedagogia del pugno sul tavolo che funziona: oggi infatti non serve avere ragione, basta sembrare pericoloso.
In questa ottica, la democrazia diventa un ring, la parola un’arma contundente, e la Costituzione? Un foglio di carta buona per impacchettare lo sdegno.
Dazi e bazooka: guerra è pace, protezionismo è amore
Sul fronte economico, i leader globali – tra una gaffe e un lancio di invettive – hanno deciso di sostituire l’Organizzazione Mondiale del Commercio con un torneo di braccio di ferro.
Trump ha detto:
“Due miliardi al giorno, è la più grande transazione di sempre.”
L’ha detto con la stessa convinzione con cui un bambino sostiene di aver visto Batman sul tetto della scuola.
In risposta, l’Europa prepara il bazooka economico, che in realtà è un bazar di PowerPoint e sottocommissioni. Intanto la Cina sorride e stampa. I dazi salgono al 104%, le merci costano come Rolex, ma tutti applaudono: “Finalmente qualcuno che fa sul serio.”
Il rischio? Una guerra commerciale. Ma tanto oggi le guerre sono ibride: si combattono con tweet, sanzioni e foto ufficiali davanti a bandiere stropicciate.
Conclusione: quando la politica fa rumore, la ragione mette i tappi
In un’epoca in cui la coerenza è noiosa, la pacatezza è debolezza e il rispetto un lusso da radical chic, la politica si è trasformata in un grande show testosteronico.
Non importa dove andiamo, ma che sembriamo vincere.
E così il cittadino, spettatore pagante, resta a guardare. Con una domanda che nessuno pone più:
“Ma questa gente governa, o fa i casting per Gomorra?”