Un Racconto alla Camilleri Sui Dazi Nostri “Una telefonata allunga la vita (e forse pure il prosciutto)”
di Camilleri, giornalista a riposo e pensieroso
Il giorno che la signora Meloni partì per l’America con la speranza di parlari col signor Trump, pareva la scena d’un film, ma di quelli comici, che si fanno ridere per non piangere.
S’avvicinò all’aereo con la valigetta piena, non di documenti o trattati, ma di salumi e formaggi, ché forse l’unico modo per apriri la porta della Casa Bianca era offriri una fetta di crudo ben stagionato. Diceva che andava a difendiri l’Italia, a evitari i dazi. Ma la verità vera – e lo sapevamo tutti – era che ci andava per farsi vederi. Come si dice? “Fatti vidi, Giuvà, accussì si ricòrdano di tia.”
Ora, diciamolo, Trump dell’Europa se ne frega. Per lui esiste la Cina, che fa paura, e tutto il resto è rumore di piatti rotti. Figurarsi l’Italia, che lui la confonde con una pizzeria del New Jersey. E Meloni ci va, sperando ch’iddru l’ascolta. Ma chi ci criri?
Intanto, in casa nostra, si forma una “task force” per rispondere all’emergenza economica. E chi ci mettono? Lollobrigida, Urso, Foti e Giorgetti. Gente che magari sanno cucinari, ma di economia ne sanno quanto un mio zio che vendeva angurie sulla statale.
I veri esperti, quelli con curriculum e testa, mancu invitati. “Troppo competenti,” dissero. “Ci mettono in soggezione.”
Poi c’è la questione dei soldi. Cercano 32 miliardi come si cerca il fumo d’un arrosto. Prendono un poco dal PNRR, un poco dai fondi di coesione (che l’Italia, diciamocelo, non è mai stata capace di spenderi), un poco dai fondi per il clima. Tutto prestiti, che poi bisogna ridarli. Ma intanto si fa la scena, si dicono parole grosse, e si spera che gli italiani siano distratti.
E come sempre, spuntò pure Salvini, che geluso com’è, si mise a diciri che lui con Trump c’ha un rapporto speciale. “Lo seguo dai tempi di Miss Universo,” disse, come fosse una cosa seria. Sta tentando di mettere il bastone tra le ruote a Meloni, ché i due si vogliono bene come due gatti nella stessa cesta.
Intanto, Gaza brucia, e Trump pensa di costruirci un resort. Mel Gibson diventa consulente spirituale, e i diritti umani vengono messi nel cassetto insieme alle cartoline del Vaticano.
L’Italia, invece, si racconta d’essere in forma. “Abbiamo creato un milione di posti di lavoro,” dicono. Ma sono lavori corti, mal pagati, e la gente non arriva a fine mese. I numeri crescono, sì, ma la carne manca.
E mentre la pressione fiscale sale, i prezzi pure, e le pensioni sembrano scomparire all’orizzonte, ci dicono che “va tutto bene.” Come dire che il mare è calmo, mentre la barca affonda.
La verità? Questa non è politica. È teatro. E neanche di quello buono.
E la Meloni, povera picciotta, va in America sperando che una telefonata possa risolvere tutto. Ma comu si dice a Vigàta: “Cu va pi fissa, torna pi fissa.”